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Real Steel, o dell’uomo e della macchina

10 Giu

Senza i generi il cinema non avrebbe molto senso. Non tanto perchè si debbano fare delle distinzioni precise tra commedia, dramma, sentimentale, avventura e via discorrendo, ma perchè per un autore la sfida è riuscire a trattare questi temi con identica sensibilità e dove possibile riuscire anche a confonderli per ottenere un risultato migliore.
Ho recuperato in Blu-ray Real Steel e il bravo Shawn Levy, uno dei migliori professionisti della commedia di Hollywood degli ultimi anni, è riuscito perfettamente nell’impresa. Tratto da un racconto di Richard Matheson, quindi solo per questo degno di una visione, Real Steel è una commedia-fanta-western-sportivo-romantica-perfamiglie. Quanta carne al fuoco, si potrebbe obiettare giustamente. Eppure Levy, produttore prima che regista, riesce a mantenere un ottimo equilibrio nell’economia dell’intrattenimento da studios, realizzando un film che fila via liscio per due ore senza traumi, strappando la lacrima ma senza essere  inutilmente struggente, e che fa anche ridere lasciando spazio per lo spettatore a una introspezione non troppo impegnativa. E cosa più importante, sotto la maschera da blockbuster, nasconde cinefilia e profonde speculazioni filosofiche.
Real Steel ha come principale fonte d’ispirazione, almeno apparentemente, il cinema di Sylvester Stallone, attingendo a piene mani da Over the Top e Rocky, ma in realtà questa è la necessaria formula, molto disneyana, per indorare la pillola e portare il pubblico al cinema. Molto più importante per Levy è stato l’insegnamento di Brad Bird e de Il gigante di ferro, senza dimenticare le implicazioni etiche di cui è pregna tutta l’opera di Matheson e che porta a riflessioni importanti: l’identificazione tra uomo e macchina, la tecnocrazia che approfitta della disumanizzazione della società provocata dalla cultura capitalista, il governo delle macchine che assurgono a nuove divinità. Tutto questo in un futuro non lontano, in cui il loser di talento, troppo umano per essere un campione, dimostra che non basta avere un cervello, ma serve anche il cuore.
Stucchevole banalità? No, umanissime emozioni, motore delle nostre azioni, che si salga su un ring o si progetti un ponte. Il progresso fa parte della vita, se costruiremo delle città su Marte, accadrà per la stessa ragione per cui vengono battuti i record del mondo in una qualunque specialità e per cui cerchiamo di rendere le nostre singole vite ogni giorno un po’ più felici. O meno miserabili.